RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Scommesse, Stanleybet “Per far collassare la rete parallela non c’è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione”
Scommesse, Stanleybet "Per far collassare la rete parallela non c'è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione"
"Obiettivo 2016, rappresentato da Maurizio Ughi, promotore del ricorso al TAR Lazio avverso il silenzio di ADM sulla richiesta di autorizzazione alla raccolta di scommesse pur in assenza di autorizzazione, impugna al Consiglio di Stato la sentenza del TAR Lazio. L’Amministrazione – si legge in una nota di Stanleybet – dopo un iniziale silenzio, aveva osservato che in base alla normative vigente, tale autorizzazione non poteva essere concessa. Posizione corretta, secondo Stanley. Il TAR Lazio, che da 15 anni non sembra comprendere il fenomeno dei CTD, poteva limitarsi a confermare la posizione dell’Amministrazione. E invece no. Il TAR se ne esce con un fragile argomento che suona più o meno così: dopo il bando Monti e la sentenza della Corte di Giustizia che, secondo il TAR, avrebbe riconosciuto la legittimità della gara, sarebbe stato raggiunto … "l’effetto di porre termine allo ius singulare degli operatori di altri Stati membri che costituisce il presupposto della reverse discrimination denunciata dalla società ricorrente". Un miscuglio di latino ed inglese che, perfino da Liverpool, appare senza alcun senso. Infatti: dice in sostanza il TAR che, dopo la sentenza della Corte di Giustizia, i CTD possono sparire e tu – Obiettivo 2016 – non hai più nulla di cui lamentarti. Il TAR non si accorge che la sentenza della Corte di Giustizia non ha risposto al quesito principale del Consiglio di Stato, che, su istanza di Stanley, era diretto ad accertare se il bando Monti era stato, oppure no, un bando “rimediale” delle discriminazioni subite da Stanley. In mancanza di questa risposta, non essendo provato che il bando Monti aveva rimediato alle discriminazioni subite, i CTD Stanley erano, sono, e continuano ad essere legittimi. Il TAR non si è accorto, inoltre, di altri 30 rinvii pregiudiziali sulla gara Monti – in maggioranza casi Stanley – che si stavano nel frattempo accumulando innanzi alla Corte di Giustizia, tra cui quello della Corte Suprema di Cassazione Italiana su altri quesiti e su diversi dubbi interpretativi. Infatti, il 17 Settembre si è tenuta a Lussemburgo l’udienza orale di uno di questi ricorsi, il caso Laezza, e non sembra proprio che la posizione dell’Amministrazione ne sia uscita rafforzata. Aspettiamo serenamente il giudizio della Corte. Nel frattempo: è noto che, lo Stato Italiano, un condono non lo nega mai a nessuno. E quindi alcune catene di CTD, partecipando ad un condono, si sono disciolte come neve al sole, dimostrando così che non avevano subito alcuna discriminazione. Stanley – continua la nota – che è l’unico operatore ad essere stato effettivamente discriminato, dato che opera in assoluta regolarità, anche fiscale, non ha necessità di partecipare a futuri condoni di qualsiasi tipo. Maurizio Ughi, la cui intelligenza strategica abbiamo sempre ammirato, sconta il peccato originale di essere stato lui stesso, nel 1998 – a quel tempo a capo di SNAI – il promotore e protagonista della normativa che ha dato avvio alle discriminazioni contro Stanley. È singolare che oggi, dopo avere beneficiato per oltre 15 anni di tale normativa – dichiarata piú volte illegittima dalla Corte di Giustizia – si riposizioni affermando di esserne stato discriminato. Geniale. E, tramite Obiettivo2016, propone ricorso al Consiglio di Stato con argomenti che appaiono tecnicamente del tutto infondati, ma che, dati i sorprendenti errori della sentenza di primo grado del TAR, potrebbero rilanciare la posizione dell’astuto ex leader di Snai. Lo Stato avrebbe dovuto farsi carico, secondo lui, dell’impossibile sussistenza di una rete parallela a quella dei concessionari, ma non riflette che è lo Stato stesso che, cedendo ai grandi operatori, tra cui proprio Snai, ha generato la rete parallela. Lo Stato ha sistematicamente escluso Stanley dal sistema in violazione del diritto dell’Unione, mentre avrebbe dovuto cercare il colloquio per concordare un rientro, che purtroppo ancora non c’è stato. Il mancato rientro di Stanley ha generato, come sottoprodotto, una rete parallela di operatori che non hanno subito alcuna discriminazione e che sono privi di qualsiasi legittimazione, ma che hanno purtroppo vittoriosamente sostenuto di essere state discriminati, facendosi schermo con le vittorie giuridiche che, a bene vedere, si riferivano solo a Stanley. Quindi in sintesi: lo Stato ha sbagliato 2 volte. La discriminazione di Stanley, primo errore. Ma poi, errore ancor più grave è stato non comprendere che, risolvendo la questione Stanley, tutte le reti parallele, senza l’ombrello Stanley, sarebbero collassate. Insomma, lo Stato ha sbagliato e, cosa ancor più grave, che non ha mai cercato, parlando con Stanley, di rimediare. Le cose stanno cambiando e indubbiamente la prossima legge di stabilità potrebbe essere lo strumento utile per riassorbire Stanley nel sistema concessorio italiano. Stanley, da parte sua, ha dichiarato la propria disponibilità. Il previsto arrivo in primavera di una nuova sentenza della Corte di Giustizia, che potrebbe riaprire i giochi, non necessariamente rafforzando l’Amministrazione, dovrebbe consigliare alle parti l’immediata ricerca di una soluzione. Altrimenti – conclude la nota dell'operatore di Liverpool – il sistema collasserà, ad anno nuovo, proprio al momento dei difficili appuntamenti, previsti per legge, di scadenza delle concessioni, inclusa quella per il gioco del Lotto". lp/AGIMEG