Agisco al MEF e ADM: necessari provvedimenti urgenti e specifici di sostegno al settore

Agisco al MEF e ADM: necessari provvedimenti urgenti e specifici di sostegno al settore

Illustre Signor Ministro dell’Economia e Finanza Prof. Roberto Gualtieri

Illustre Signor Sottosegretario di Stato Dott. Pier Paolo Baretta

Illustre Signor Direttore Agenzia Dogane Monopoli Dott. Marcello Minenna

faccio seguito alla precedente nota del 3 aprile con la quale la scrivente Associazione,  rappresentativa delle piccole e medie imprese autorizzate e iscritte nei ruoli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) per la raccolta dei Giochi Pubblici per conto dello Stato, ha chiesto di avere una interlocuzione per apportare un contributo alla definizione delle opportune linee guida sanitarie che consentano la rapida riapertura dei locali di gioco, con la necessaria protezione per i clienti e con i conseguenti aiuti alle imprese affinché possano attuarle.

Ribadendo la disponibilità ad un confronto, la presente per indicare alcuni provvedimenti urgenti e specifici di sostegno alla nostra realtà, nella considerazione che la gran parte della rete rischia di non poter riprendere l’attività quando terminerà il periodo di emergenza decretata dallo Stato per i condivisi motivi sanitari.


Canone concessione e contributo proroga

I Concessionari hanno versato il canone di concessione del primo semestre 2020 (entro il 16 gennaio 2020) e il 50% della “proroga onerosa” disposta dal comma 1 dell’art. 24 del decreto-legge 26 ottobre 2019 n. 124 (entro il 31 dicembre 2020), oltre ad aver dovuto adeguare le garanzie previste dalle convenzioni di concessione. Detti versamenti saranno integrati con il canone di concessione del secondo semestre 2020 (entro il 16 luglio 2020) e con il rimanente 50% della proroga onerosa delle concessioni (entro il 30 giugno 2020).

Considerando che:

  • l’attività di raccolta scommesse è sospesa sin dal 08/03/20 ai sensi dell’art. 2, punto 1 lettera c) del DPCM del 08/03/20; 
  • non è dato ancora sapere quando sarà possibile ricominciare l’attività di raccolta;
  • alla ripresa dell’attività la raccolta non tornerà al livello precedente a causa della sospensione degli eventi sportivi sui quali scommettere, delle misure di contingentamento sociale che ridurranno gli afflussi nei locali di gioco e della crisi economica che ha ridotto sensibilmente la disponibilità dei giocatori;
  • le imprese concessionarie, così come le imprese di gestione che operano per loro conto, si stanno indebitando per  far fronte alla sospensione dell’attività ed ancor di più si indebiteranno per poter adempiere a quanto sarà necessario fare per poter riprendere l’attività in sicurezza,

un primo provvedimento concreto potrebbe essere quello di annullare le scadenze di pagamento di giugno e luglio di canone di concessione e del contributo per la proroga delle concessioni e di disporre che gli importi già versati siano considerati validi fino al 31 dicembre 2021, garantendo così un orizzonte temporale di 18 mesi per far fronte agli impegni assunti e da assumere.


Imposta Unica sulle Scommesse e Prelievo Unico Erariale (PREU) sugli Apparecchi da Divertimento e Intrattenimento (ADI)

I vari provvedimenti sinora emanati non hanno disposto la sospensione né la proroga dei versamenti dell’Imposta Unica sulle scommesse. Per il PREU è stata invece unicamente disposta la sospensione del calcolo forfettario previsto in caso di mancata lettura degli ADI, resosi necessario in seguito dello spegnimento dell’intero parco degli Apparecchi sul territorio nazionale.

Riteniamo sia opportuno prevedere la sospensione  (o perlomeno una congrua rimodulazione) delle aliquote dell’IU e del PREU per l’anno 2020, al fine, anche in questo caso, di dotare della necessaria liquidità le imprese per far fronte alla crisi.


Armonizzazione normativa orari attività raccolta

Considerando che alla ripresa dell’attività di raccolta sarà necessario contingentare gli ingressi nei locali di gioco, è necessario che sia garantita la maggiore operatività possibile, superando i limiti definiti in maniera estemporanea e disomogenea da provvedimenti degli Enti Locali (ad esempio a Roma e Milano l’attività è consentita solo per otto ore al giorno).

È dunque necessaria l’emanazione di una norma nazionale che autorizzi l’attività per lo meno di 16 ore al giorno sull’intero territorio nazionale.


Accesso al credito per le Imprese operanti nel comparto dei Giochi Pubblici

Da tempo gli istituti di credito rifiutano finanziamenti alle imprese che operano nel comparto facendo leva su specifici “codici etici” adottati, pur in presenza di rapporti bancari in essere e della sussistenza dei requisiti finanziari e patrimoniali delle imprese.

È dunque necessaria l’emanazione di una norma nazionale che imponga al sistema bancario di concedere credito alle nostre imprese, ovviamente a fronte delle necessarie ed adeguate verifiche, ma senza una preclusione di natura “etica”.


Restando in attesa di un cortese riscontro, l’occasione è gradita per porgere Distinti saluti.

Francesco Ginestra

Presidente A.GI.SCO. Associazione Giochi Scommesse

Avvenire: se errare è umano…

Avvenire: se errare è umano…

L’articolo pubblicato il 4 aprile sulla testata Avvenire a pagina 19 a firma Antonio Maria Mira, plaude alla chiusura della rete di Stato di raccolta dei Giochi Pubblici annunciando che ciò “farà risparmiare agli italiani almeno 5 miliardi e mezzo di euro al mese, 1 miliardo e 260 milioni alla settimana, 180 milioni al giorno”, ribadendo l’errata informazione già diffusa a metà febbraio, a firma Maurizio Fiasco, nella quale si affermava che gli italiani nel 2019 avrebbero giocato oltre 110 miliardi di euro, arrivando a dire che “a ogni italiano va attribuito un consumo lordo di gioco d’azzardo pari a 1.830 euro in un anno: più di 152 euro al mese. Neonati e ultranovantenni inclusi.” 

È evidente che la testata non ha approfondito neanche questa volta, i dati usati per i due articoli, diffusi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (per gioco fisco e gioco on line) e dal Ministero delle Finanze, che ben evidenziano che la spesa reale degli italiani è di ca. 19 miliardi, il che comporta che i soldi giocati in realtà sarebbero 316 euro e se togliessimo i minorenni (che per legge non possono giocare) e gli ultranovantenni (che avranno di meglio da fare), si arriverebbe a meno di 50 centesimi al giorno di spesa. Come più volte ribadito da tanti i 110 miliardi sono il “giro d’affari” creato da quanto speso, da quanto prelevato dallo Stato, da quanto resta alla filiera e da quello che torna come vincite nelle tasche dei giocatori.

Ma quanto resta allo stato? Nel 2019 le entrate erariali dirette derivanti dai Giochi Pubblici sono state pari a 7,24 miliardi di euro e con l’aggiunta di quelle indirette porta ad un contributo totale di 14,99 miliardi di euro (dato certificato dal Dipartimento delle Finanze del MEF): la chiusura totale della rete di raccolta dello Stato porterà dunque ad una perdita per le casse dello stato  di 602 milioni di euro al mese, considerando le sole entrate dirette. 

E la filiera? Quelle centinaia di migliaia di punti che per i quali l’articolo loda la chiusura chi sono? Donne, uomini, famiglie che operano per conto dello Stato svolgendo un lavoro dignitoso, onesto, alla luce del sole, contribuendo con la propria attività affinché la passione degli italiani per il gioco non torni nelle mani della criminalità organizzata, dov’era prima che lo Stato affrontasse la situazione creando una rete controllata in ogni punto della filiera, con regole stringenti in materia di antimafia, antiriciclaggio, tutela della privacy e dalla salute pubblica, quella rete fatta da centinaia di migliaia di lavoratori che pagano le tasse, fanno girare l’economia, affiancano il giocatore, tutelandolo.

Certo, è facile sparare sugli operatori che lavorano nel comparto dei Giochi, dimenticandosi che sono imprese come tutte le altre, che hanno partecipato a gare pubbliche, hanno fornito garanzie, hanno aperto dei negozi, pagano dipendenti, utenze, fornitori e tasse. 

Applaudire alla chiusura di un comparto produttivo è indegno, qualunque sia il credo dietro le proprie spalle!

Sarebbe molto più apprezzabile che un quotidiano di ispirazione cattolica, come Avvenire si definisce, si batta per far passare una Pasqua serena a chi cerca conforto, compresi i tanti lavoratori del comparto dei Giochi Pubblici.

Francesco Ginestra – Presidente A.GI.SCO. Associazione Giochi Scommesse