Nel link che segue è consultabile l'articolo in oggetto, che si riproduce di seguito.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-02-26/non-facciamo-giochi-illegali-090533.shtml?uuid=ABerXGz
Non facciamo giochi (illegali)
di Marco Mobili26 febbraio 2014
Tra lotta alle ludopatie da una parte e difesa del gettito erariale dall'altra, a far saltare il banco nel gioco pubblico è sempre più spesso l'illegalità. Stando ai numeri degli ultimi anni certificati anche dalla Guardia di Finanza emerge che dei 175 miliardi messi in moto dall'economia illegale ben 23 miliardi sono riferiti al giro d'affari dei giochi illegali. E se si sposta l'attenzione alle nuove tecnologie e all'economia illegale che corre sul web, dei 5 miliardi del giro d'affari online circa 1,5 miliardi sono la quota parte dei giochi gestiti illegalmente. Per gli operatori l'illegalità assorbe il 25% del mercato. Non solo. La cifra lorda movimentata sui tavoli illegali e virtuali dagli italiani, stando agli ultimi numeri dell'advisor londinese Ficom anticipati da Agipronews, nel 2013 ha toccato almeno i 10 miliardi di euro (+7% sul 2012).
Un mercato illegale del gaming che scommette e vince anche sulle contraddizioni che negli ultimi anni accompagnano il mondo dei giochi. Sempre più spesso, si chiede ai Governi di turno di combattere la piaga delle ludopatie da gioco aumentando l'imposizione. Per poi contemporaneamente proporre di far cassa aumentando il prelievo sui giochi e confidando nel fatto che la corsa al gioco non cessi anzi, al contrario, aumenti. Gli esempi recenti non mancano. La levata di scudi del Senato (dalla maggioranza alle opposizioni e dello stesso sindaco di Firenze, ora premier), contro l'emendamento del Governo al Dl Salva Roma che riduceva i trasferimenti agli enti locali che combattono la dipendenza da giochi, strideva con la richiesta giunta nelle stesse ore dai sindaci emiliani di far cassa aumentando il prelievo sulle new slot per non far pagare la mini-Imu e dunque sperando di recuperare le risorse necessarie dalla passione (malattia) da gioco.
Le contraddizioni che accompagnano la regolamentazione dei giochi sono anche extraparlmentari ed extragovernative. Un esempio delle ultime ore è quanto accaduto con l'accordo tra un club di serie A (Sampdoria) e Federbet che offre servizi di monitoraggio sui flussi anomali di scommesse. E ancora l'altro accordo siglato tra Federbet e il Torneo di Viareggio riservato alle squadre primavera. Un percorso virtuoso che mira a proteggere il calcio dei talenti in erba dal rischio di frodi e "totoscommesse". Nulla di strano, se non fosse per un particolare, hanno fatto notare da Confindustria giochi-Sistema Gioco Italia che riunisce le maggiori aziende del gioco legale in Italia: Federbet a oggi non ha titolo per fornire servizi antifrode al calcio italiano. A Federbet aderiscono aziende che operano in Italia «senza concessione dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli cosa che rende tali operatori del tutto non idonei ad operare come consulenti nei servizi antifrode in ambito sportivo», hanno sottolineato da Confindustria gioco Italia all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
L'ennesimo pasticcio all'italiana che imporrebbe a tutti gli attori, dall'ente regolatore in testa ai concessionari e agli operatori dell'intera filiera, così come dalle associazioni che tutelano i giocatori e combattono le ludopatie alle amministrazioni locali, di partecipare costruttivamente alla riforma dell'intero settore, magari seguendo i principi indicati nella delega fiscale che il Parlamento (salvo ripensamenti dell'ultima ora) si accinge a varare. A partire dal prelievo erariale unico sui singoli giochi per assicurare il riequilibrio del prelievo fiscale e armonizzare le percentuali di aggio o compenso riconosciute ai concessionari, ai gestori agli esercenti e la percentuale da restituire in vincite (payout). Il tutto guardando anche alla tenuta del gettito erariale, oggi intaccata dalle iniziative adottate in ordine sparso dagli enti locali per limitare il gioco legale, che apre la strada al giocatore per rivolgersi a quello illegale. C'è poi la certezza del diritto e la stabilità del sistema, altro punto di forza della delega fiscale. Principi che potrebbero aprire la strada anche al lancio delle slot di terza generazione (Awp) che offriranno più tecnologia di sicurezza anti frode. Un investimento di 1,2 miliardi nei prossimi 4 anni ma per il quale gli operatori sono pronti a partire solo a fronte di garanzie e di un impianto normativo e fiscale stabile del sistema e soprattutto uniforme su tutto il territorio.
A parlare sono i numeri della Guardia di Finanza nel bilancio sul contrasto al gioco illegale e all'evasione delle imposte da gioco. Il comparto del "gioco amministrato" è pari al 4% del Pil, con un giro d'affari registrato, nel 2012, di circa 90 miliardi ed entrate erariali attestate su oltre 8 miliardi, e di circa 85 miliardi nel 2013 (-4,34% sul 2012), con un gettito erariale comunque superiore dell'1,64% rispetto a quello di due anni fa. Il settore è sottoposto da qualche anno a un controllo specifico delle Fiamme Gialle per tutelare i "consumatori" e per difendere la fiscalità da gioco. Nel 2013 la Gdf ha effettuato oltre 9mila interventi, scoprendo violazioni in 3.500 casi a carico di 10mila responsabili e rilevando scommesse non assoggettate ad imposta per 123 milioni.
L'attività di controllo si sofferma in particolare su slot e video lottery e segue due distinte direttrici, in funzione degli illeciti che si vogliono contrastare. La prima, spiegano dal Comando generale, mira all'individuazione di forme di gioco irregolare, ossia alle raccolte non registrate nei contatori fiscali degli apparecchi, con la conseguente sottrazione di base imponibile ai fini del Preu (prelievo erariale unico) e delle imposte dirette. La seconda tipologia di interventi – quelli diretti nei confronti di soggetti che offrono gioco attraverso congegni vietati e completamente illegali – i più frequenti casi di alterazione/manomissione accertati dimostrano che generalmente il gioco non lecito viene inserito in videogiochi con vecchi mobili aventi diversi pulsanti di funzionamento e attivati con le più svariate modalità: a mezzo radiocomando, spesso in possesso dell'esercente, o attraverso una combinazione di tasti.