Circolare: 2009215 – 2015.10.08 – Fisco – compilazione del libro inventari

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05/10/2015 | 08:32
Scommesse, Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato: "Libera iniziativa unica soluzione per risolvere ambiguità del mercato"
ROMA – L’autorizzazione ufficiale dei Monopoli alla libera iniziativa degli operatori è l’unica soluzione per risolvere l’ambiguità del mercato delle scommesse in Italia. E’ la provocatoria conclusione a cui giunge Obiettivo 2016 nel ricorso depositato in queste ore al Consiglio di Stato. La società si oppone alla sentenza del Tar Lazio dello scorso marzo, con la quale veniva respinta la richiesta di operare come bookmaker senza concessione statale. Un’idea formalmente impossibile da soddisfare ma utile per sottolineare lo scenario "sdoppiato" del mercato: da una parte gli operatori italiani, regolarmente muniti di concessione, dall’altra i bookmaker esteri, privi di autorizzazione statale e senza i vincoli imposti dalla concessione. "Nell’attuale contesto normativo – si legge nel ricorso – un ’assenso’ ufficiale di ADM all’iniziativa di qualsiasi operatore è l’unico modo per garantire piena applicazione non solo dei principi di libertà di circolazione e stabilimento ribaditi dalla Corte di Giustizia europea, ma anche e soprattutto dei principi di parità di trattamento e non discriminazione tra imprese, diverse solo per nazionalità, che intendono operare nello stesso settore". Obiettivo 2016 sottolinea che, nel corso degli anni, si è affermato un quadro normativo chiaro: "Tutte le disposizioni del nostro ordinamento e le prassi che, recependo il diritto europeo, generano una paradossale disparità di trattamento a danno dei cittadini italiani non hanno ragion d’essere alcuna: devono essere disapplicate". Per questo, secondo la società, i Monopoli sarebbero tenuti a tenere in considerazione tale disposizione, soprattutto alla luce del condono per i centri non autorizzati previsto dalla legge di stabilità 2015: "Ciò che la ‘sanatoria’ sembra confermare è la inconsistenza della ragione addotta a motivo del diniego opposto all’istanza di Obiettivo 2016 e cioè che i titoli abilitativi reclamati dalla ricorrente non sarebbero contemplati dal quadro giuridico-istituzionale nel quale essa stessa opera, dato che invece il legislatore ha ben integrato il quadro giuridico-istituzionale dotando i CTD di un titolo abilitativo a sanatoria della loro operatività priva di concessione". Una palese violazione del principio di uguaglianza, secondo la società, che dunque oltre al consenso per operare senza concessione solleva al Consiglio di Stato anche la questione di legittimità costituzionale. LL/Agipro
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05/10/2015 | 08:52
Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato, Ughi: "Proroga concessioni senza gara significherebbe la fine del sistema"
ROMA – "Noi lottiamo perché non ci sia più lo sdoppiamento della rete e di conseguenza tutte le nostre azioni giuridiche vanno avanti. Dato che il Governo non prende decisioni, chiederemo ai giudici di esporsi". Così Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, commenta ad Agipronews la decisione di andare avanti in Consiglio di Stato. La società ha depositato in queste ore un ricorso a Palazzo Spada contro la sentenza del Tar Lazio dello scorso marzo, con la quale veniva respinta la richiesta di operare come bookmaker senza concessione statale. "Il Tar ha detto che tutto si sarebbe risolto con il riordino del settore previsto dalla delega fiscale – spiega Ughi – Di fatto, però, la delega è defunta e in questo modo lo Stato ci spinge a chiedere ancora attenzione su questo problema. Il Governo avrebbe potuto risolvere la questione con il codice dei giochi che avrebbe portato alla definizione di tutti i rapporti tra concessionari e Stato, senza lasciare aperto il discorso dello sdoppiamento della rete – prosegue Ughi – Se questo fosse avvenuto mi sarei sentito obbligato moralmente nei confronti del Governo a non riprendere in mano il ricorso". Una rete unica, questa la richiesta più volte ribadita dall’amministratore unico di Obiettivo 2016: "La mia linea rimane sempre la stessa e la porto avanti con sistemi di approccio diversi", aggiunge Ughi che in merito alla possibile proroga delle concessioni per le scommesse sportive e allo slittamento del bando inizialmente previsto per il 2016, chiarisce: "Le gare sono fatte apposta per permettere l’integrazione con nuovi soggetti a vantaggio degli operatori del settore e, di conseguenza, del consumatore finale. Sono necessarie per garantire la concorrenza come indicano anche le norme comunitarie". Un nuovo bando scommesse, dunque, è necessario perché "a giugno 2016 c’è la scadenza amministrativa di tutte le concessioni. – prosegue Ughi – Noi abbiamo sempre detto che fino alla nuova gara si dovevano studiare formule per arrivare a una rete unica. Il Governo dovrebbe garantire proprio questo e se non ci sarà una rete unica noi lotteremo e rivendicheremo che lo Stato, anche con la proroga, sta rinunciando e decretando la fine del sistema concessorio. Con la proroga lo Stato non solo non rispetta i termini che lui stesso aveva previsto ma ammette al regime concessorio operatori prima non ammessi e li ratifica, senza però consentire l’immissione di nuovi operatori nel mercato. Una situazione che porterà inevitabilmente alla fine del sistema concessorio". Il bando di gara per il 2016, dunque, ci deve essere, spiega ancora Ughi. "Non ammettiamo una proroga senza la definizione dei problemi esistenti. Perché lo Stato non vuole fare una nuova gara? Perché ha paura di cambiare il titolo abilitativo. Il decreto Balduzzi – spiega – ha previsto limiti nelle aree cosiddette ’sensibili’ ma ha lasciato l’autorizzazione ai punti già esistenti su territorio. Lo Stato, dunque, ha così affrontato il problema del gioco patologico e in parte lo ha risolto, ma rimangono sul territorio locali presidiati, come le sale scommesse, e locali non presidiati come ricevitorie e esercizi pubblici dove un minore può entrare comunque anche se poi il titolare non lo fa giocare. Lo Stato con il codice dei giochi avrebbe risolto anche questo tipo di problema per questo il Governo prima di pensare a nuova proroga dovrebbe prevedere il cambio di titolo abilitativo con un nuovo concessionario anche in caso di proroga. Se così non fosse lo Stato continuerebbe a rinunciare al sistema concessorio con da una parte gli operatori transfrontalieri, e dall’altra i Comuni che fanno le loro regole senza prendere in considerazione quelle dello Stato. Sono queste le due minacce per il sistema concessorio". "E’ inutile – conclude Ughi – che il Governo faccia finta di non capire. Bisogna affrontare il problema e prendere in considerazione la regolarità del sistema altrimenti sembrerà che lo Stato voglia soltanto fare cassa dai giochi e tutti noi saremmo costretti a ricorrere alla Corte di giustizia europea per rivendicare i nostri diritti". SA/Agipro
Scommesse, Stanleybet "Per far collassare la rete parallela non c'è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione"
"Obiettivo 2016, rappresentato da Maurizio Ughi, promotore del ricorso al TAR Lazio avverso il silenzio di ADM sulla richiesta di autorizzazione alla raccolta di scommesse pur in assenza di autorizzazione, impugna al Consiglio di Stato la sentenza del TAR Lazio. L’Amministrazione – si legge in una nota di Stanleybet – dopo un iniziale silenzio, aveva osservato che in base alla normative vigente, tale autorizzazione non poteva essere concessa. Posizione corretta, secondo Stanley. Il TAR Lazio, che da 15 anni non sembra comprendere il fenomeno dei CTD, poteva limitarsi a confermare la posizione dell’Amministrazione. E invece no. Il TAR se ne esce con un fragile argomento che suona più o meno così: dopo il bando Monti e la sentenza della Corte di Giustizia che, secondo il TAR, avrebbe riconosciuto la legittimità della gara, sarebbe stato raggiunto … "l’effetto di porre termine allo ius singulare degli operatori di altri Stati membri che costituisce il presupposto della reverse discrimination denunciata dalla società ricorrente". Un miscuglio di latino ed inglese che, perfino da Liverpool, appare senza alcun senso. Infatti: dice in sostanza il TAR che, dopo la sentenza della Corte di Giustizia, i CTD possono sparire e tu – Obiettivo 2016 – non hai più nulla di cui lamentarti. Il TAR non si accorge che la sentenza della Corte di Giustizia non ha risposto al quesito principale del Consiglio di Stato, che, su istanza di Stanley, era diretto ad accertare se il bando Monti era stato, oppure no, un bando “rimediale” delle discriminazioni subite da Stanley. In mancanza di questa risposta, non essendo provato che il bando Monti aveva rimediato alle discriminazioni subite, i CTD Stanley erano, sono, e continuano ad essere legittimi. Il TAR non si è accorto, inoltre, di altri 30 rinvii pregiudiziali sulla gara Monti – in maggioranza casi Stanley – che si stavano nel frattempo accumulando innanzi alla Corte di Giustizia, tra cui quello della Corte Suprema di Cassazione Italiana su altri quesiti e su diversi dubbi interpretativi. Infatti, il 17 Settembre si è tenuta a Lussemburgo l’udienza orale di uno di questi ricorsi, il caso Laezza, e non sembra proprio che la posizione dell’Amministrazione ne sia uscita rafforzata. Aspettiamo serenamente il giudizio della Corte. Nel frattempo: è noto che, lo Stato Italiano, un condono non lo nega mai a nessuno. E quindi alcune catene di CTD, partecipando ad un condono, si sono disciolte come neve al sole, dimostrando così che non avevano subito alcuna discriminazione. Stanley – continua la nota – che è l’unico operatore ad essere stato effettivamente discriminato, dato che opera in assoluta regolarità, anche fiscale, non ha necessità di partecipare a futuri condoni di qualsiasi tipo. Maurizio Ughi, la cui intelligenza strategica abbiamo sempre ammirato, sconta il peccato originale di essere stato lui stesso, nel 1998 – a quel tempo a capo di SNAI – il promotore e protagonista della normativa che ha dato avvio alle discriminazioni contro Stanley. È singolare che oggi, dopo avere beneficiato per oltre 15 anni di tale normativa – dichiarata piú volte illegittima dalla Corte di Giustizia – si riposizioni affermando di esserne stato discriminato. Geniale. E, tramite Obiettivo2016, propone ricorso al Consiglio di Stato con argomenti che appaiono tecnicamente del tutto infondati, ma che, dati i sorprendenti errori della sentenza di primo grado del TAR, potrebbero rilanciare la posizione dell’astuto ex leader di Snai. Lo Stato avrebbe dovuto farsi carico, secondo lui, dell’impossibile sussistenza di una rete parallela a quella dei concessionari, ma non riflette che è lo Stato stesso che, cedendo ai grandi operatori, tra cui proprio Snai, ha generato la rete parallela. Lo Stato ha sistematicamente escluso Stanley dal sistema in violazione del diritto dell’Unione, mentre avrebbe dovuto cercare il colloquio per concordare un rientro, che purtroppo ancora non c’è stato. Il mancato rientro di Stanley ha generato, come sottoprodotto, una rete parallela di operatori che non hanno subito alcuna discriminazione e che sono privi di qualsiasi legittimazione, ma che hanno purtroppo vittoriosamente sostenuto di essere state discriminati, facendosi schermo con le vittorie giuridiche che, a bene vedere, si riferivano solo a Stanley. Quindi in sintesi: lo Stato ha sbagliato 2 volte. La discriminazione di Stanley, primo errore. Ma poi, errore ancor più grave è stato non comprendere che, risolvendo la questione Stanley, tutte le reti parallele, senza l’ombrello Stanley, sarebbero collassate. Insomma, lo Stato ha sbagliato e, cosa ancor più grave, che non ha mai cercato, parlando con Stanley, di rimediare. Le cose stanno cambiando e indubbiamente la prossima legge di stabilità potrebbe essere lo strumento utile per riassorbire Stanley nel sistema concessorio italiano. Stanley, da parte sua, ha dichiarato la propria disponibilità. Il previsto arrivo in primavera di una nuova sentenza della Corte di Giustizia, che potrebbe riaprire i giochi, non necessariamente rafforzando l’Amministrazione, dovrebbe consigliare alle parti l’immediata ricerca di una soluzione. Altrimenti – conclude la nota dell'operatore di Liverpool – il sistema collasserà, ad anno nuovo, proprio al momento dei difficili appuntamenti, previsti per legge, di scadenza delle concessioni, inclusa quella per il gioco del Lotto". lp/AGIMEG
28/09/2015 | 18:39 – Legge di stabilità, Baretta (Mef): "Misure sui giochi ancora da definire, nessuna stima su entrate" RPT
ROMA – «L’obiettivo principale è quello di mettere ordine in un sistema di tassazione introducendo un regime più trasparente». Il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, a margine di un convegno della Cisl sull’occupazione, ha commentato la notizia della stangata di 800 milioni di euro su slot machine e vlt che dovrebbe arrivare con la prossima Legge di Stabilità, sottolineando che «nessuno ha parlato di 800 milioni, noi non l’abbiamo mai detto e non ci sono stime del Mef», riporta l’Ansa. L’ipotesi circolata è quella di modificare le modalità di calcolo delle tasse sui giochi dall’attuale 13,6% sugli incassi al 60% sul margine lordo (giocate meno vincite). Si tratta però di «una modifica delle modalità di tassazione, tutto il resto è ancora in discussione – continua Pier Paolo Baretta – Non c’entra niente con una manovra eventuale, l’abbiamo proposto ma ancora non si sa se sarà messa nella Legge di Stabilità». Ha spiegato il sottosegretario del Mef, aggiungendo che questo eventuale cambiamento «rende trasparenti le entrate di tutta la filiera e dà certezza sia allo Stato che agli operatori». Questo l’obiettivo di fondo, «i cui effetti in termini di quantità non dipendono dalla tassazione ma dal volume di gioco, mentre i cambiamenti delle percentuali (dei prelievi ndr) sono un’altra cosa che può essere valutata e che valuteremo, ora non c’è niente di sicuro», ha concluso Baretta. PG/Agipro
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AGIPRONEWS – Stabilità 2016, giochi: il governo studia la stangata sulle slot: 800 milioni di nuove tasse
ROMA – Una stangata da oltre 800 milioni di euro su slot machine e videolotteries. E’ la misura più rilevante – secondo quanto apprende Agipronews – tra quelle allo studio del ministero dell’Economia in vista della prossima Legge di stabilità 2016. La decisione di cambiare le modalità di calcolo delle tasse, dall’attuale 13,6 per cento sugli incassi al 60 per cento sul margine lordo (giocate meno vincite), porterebbe un sostanzioso incremento degli incassi per lo Stato e un appesantimento dei conti delle aziende. Le slot machine darebbero nel 2016 un contributo pari a 3900 milioni di euro, cioè il 60% di 6,5 miliardi, la base imponibile che si ottiene sottraendo le vincite (19 miliardi) dalla raccolta (25,5). Nel 2014, le entrate del fisco grazie alle slot machine sono state molto inferiori (3250 milioni circa) e lo stesso trend è previsto a chiusura 2015. La svolta verso la tassazione sul margine si chiuderebbe così con un saldo di nuove entrate per il Governo per circa 650 milioni di euro. Analogo calcolo i tecnici lo hanno ipotizzato sulle videolotteries, gli apparecchi che consentono vincite fino a 500mila euro. Su una base imponibile di 2,5 miliardi, allo Stato andrebbe il 50% – la metà esatta del ricavo lordo – vale a dire 1250 milioni, contro i 1070 del 2014 e i 1080 previsti quest’anno: in questo caso, l’ipotesi è di almeno 150 milioni di nuove imposte nel prossimo anno. Con queste misure, il Mef prevede una forte contrazione del numero di macchinette. Sul tavolo di via XX Settembre anche uno schema – per ora solo abbozzato – delle gare per Scommesse e Bingo, le cui concessioni sono in scadenza o già in regime di proroga di fatto. Nel caso del betting, però, sarebbe allo studio la possibilità di allungare per un tempo breve (un anno o due) le attuali licenze, riaprendo nei prossimi mesi i termini del condono per chi non ha le autorizzazioni statali e procedendo successivamente ad un riordino complessivo del settore. Se invece si procedesse a nuovi bandi di assegnazione, gli operatori di scommesse – per ottenere i 15mila punti da assegnare – dovrebbero prepararsi ad un esborso di diverse centinaia di milioni di euro. Ma questo ulteriore pacchetto di misure sarà deciso solo dopo un’analisi politica approfondita. NT/Agipro
AGIMEG – Giochi, nella Stabilità 2016 possibile riforma della tassazione per slot e Vlt. Il Mef valuta proroga concessioni delle scommesse e riapertura Sanatoria
Le slot machine e le Vlt di nuovo nel "mirino" della politica. Il Ministero dell'Economia sta infatti valutando l'inserimento nella Legge di Stabilità 2016 di una nuova modalità di calcolo della tassazione per il settore dell'intrattenimento. Per le Newslot si tratterebbe di cambiare dall'attuale prelievo del 13,6% sulla raccolta, al 60% sul margine lordo, vale a dire la raccolta meno le vincite. Per le Vlt la tassazione andrebbe al 50% sempre sul margine lordo. Praticamente, nel 2016 dalle slot andrebbero allo Stato 3,9 miliardi (contro i circa 3,3 del 2014 e del 2015), mentre dalle videolottery poco più di 1,3 miliardi (contro gli 1,1 miliardi del 2014 e di quest'anno). Possibili novità anche per gli operatori di scommesse. Il Mef sta infatti analizzando anche l'ipotesi di rimandare la gara per le concessioni del 2016, allungando di fatto quelle attuali per uno o due anni e prevedere la riapertura della Sanatoria per gli operatori senza concessione che non avevano aderito a quella prevista nella Stabilità 2015. Pronta anche una prima bozza per la gara del Bingo. rg/AGIMEG
AGIPRONEWS – Legge di stabilità 2016: concessioni scommesse, Mef valuta bando di gara e proroga onerosa
ROMA – Una proroga onerosa o un bando di gara per continuare a gestire corner e agenzie di scommesse. Sono le due ipotesi attualmente allo studio del Governo, a partire dall’allungamento delle concessioni. In un dossier che i Monopoli hanno inviato al ministero dell’Economia, secondo quanto riporta il sito de “Il Fatto Quotidiano”, l’eventuale estensione delle licenze viene considerata percorribile solo dopo un confronto con gli organi comunitari (il rischio di infrangersi contro i limiti fissati dall’Unione Europea in materia di gare e concessioni rimane alto) e comunque costerebbe agli operatori 3mila euro per ciascuno degli 8mila corner e 5mila euro per i seimila negozi di betting: l’incasso sarebbe pari a 54 milioni di euro. Ben più onerosa – per le casse dei bookmaker – sarebbe invece la partecipazione ad una gara per 15mila punti, da svolgersi nel corso del prossimo anno. Le basi d’asta per ciascun punto sarebbero in quel caso, secondo quanto risulta ad Agipronews, superiori ai 20mila euro per punto vendita. Una decisione è attesa nelle prossime settimane e non lascia tranquilli gli operatori, che rischiano di pagare salata la permanenza in un sistema che non li protegge – attualmente – né dalle leggi regionali né dalla concorrenza dei bookmaker non autorizzati. NT/Agipro
AGIMEG – Giochi, i dettagli del documento inviato dai Monopoli al Mef. Ecco quanto costerebbe agli operatori di scommesse la proroga delle concessioni, prevista al posto della gara del 2016
I Monopoli hanno inviato al Mef un documento ufficiale dal titolo “Misure in materia di giochi”. Si tratta di un dossier di 13 pagine, con tanto di tabelle, inviato direttamente a Padoan in vista della preparazione della prossima Legge di Stabilità. L’agenzia spiega nel documento che negoziare una riduzione dell’aggio, per il Lotto ed i giochi numerici, è troppo complicato e quindi meglio aspettare la gara prevista per il 2016. Nel documento si parla anche delle concessioni delle scommesse in scadenza a giugno del prossimo anno ed in questo caso i Monopoli suggeriscono un allungamento, anche se a titolo oneroso, delle concessioni stesse piuttosto che l’indizione di una gara. Nel capitolo intitolato “Riduzione degli aggi”, i Monopoli simulano con una serie di tabelle gli eventuali incassi aggiuntivi dello Stato derivanti da una limatura, ma contemporaneamente nel documento consigliano a Padoan di non procedere in tal senso, motivando nel dettaglio la scelta. I Monopoli infatti definiscono alto il rischio che comporterebbe un nuovo negoziato con i concessionari, con l’aggio ritoccato in modo unilaterale. Per quanto riguarda il Lotto dall’Agenzia viene evidenziata anche la non opportunità di procedere ad una limatura dell’aggio, visto che lo stesso dovrebbe scendere al 6% (contro l’attuale 6,3%) con la gara del prossimo anno. Per quanto riguarda le concessioni delle scommesse sportive, ippiche e non sportive, i Monopoli ricordano che nel corso dell’anno prossimo scadono le concessioni di migliaia di soggetti. E nel dossier preparato per il ministro simulano che cosa potrebbe succedere in termini di nuovi incassi in seguito all’indizione di gare. Anche se poi dedicano un intero capitolo alla “Proroga delle concessioni” da ottenere “previa interlocuzione con gli organi comunitari”. Per la proroga gli interessati dovrebbero pagare: 5mila euro ognuno dei 6mila negozi di scommesse, 3mila euro gli 8mila corner. In totale 54 milioni di euro. rg/AGIMEG
AGIPRONEWS – Legge di stabilità, Ughi (Obiettivo 2016): «Dallo Stato norme schizofreniche che non aiutano solidità del settore»
ROMA – «Se siamo arrivati a questo punto è a causa degli organi dello Stato che non si sono assunti le proprie responsabilità e che stanno distruggendo valore per le imprese nazionali di gioco, costrette ad aggregarsi e fondersi tra loro: i grandi player si riuniscono e fagocitano i più piccoli, perchè lo Stato italiano – con le sue norme non chiare e schizofreniche – non ha dato solidità alle imprese». E’ il commento di Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, in merito alle recenti indiscrezioni sulla prossima legge di stabilità. «Lo Stato ha dimostrato di non avere la forza di far chiudere le società transforntaliere e, nel sanare la loro posizione, ne ha incrementato il valore: è imbarazzante vedere che le imprese italiane invece hanno perso valore. Lo Stato deve fare ammenda, riconoscere le proprie colpe e non ’pestare i piedi’ ai propri contrattualizzati che finora hanno contribuito agli incassi dell’erario», ha spiegato Ughi ad Agipronews. Per quanto riguarda una eventuale proroga delle concessioni delle gare delle scommesse sportive, «dal punto di vista della norma, è necessario che ci sia una nuova gara» anche perchè è facile pensare che «la proroga non sarà ammessa a livello comunitario, la Corte di giustizia UE risponderà in maniera diversa: più volte i giudici di Bruxelles hanno confermato che le gare ci devono essere». La proroga, ha aggiunto Ughi, «non darebbe la possibilità ai nuovi player di entrare nel mercato e tanti piccoli operatori sarebbero obbligati a continuare a lavorare con i contratti in essere, mentre invece «gli operatori dovrebbero poter scegliere il concessionario che gli dà più garanzie» e, in caso di estensione dei termini, potrebbero essere «costretti a ricorrere alla Corte di giustizia europea per rivendicare i propri diritti». MSC/Agipro
AGIMEG – Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016) "Lo Stato ha distrutto valore per i concessionari e creato valore per i transfrontalieri. No alla proroga senza rinegoziazione dei contratti"
E’ una posizione dura ma condivisibile quella espressa da Maurizio Ughi, ex presidente di Snai ed attuale amministratore unico di Obiettivo 2016, in merito alla “discriminazione” che stanno subendo i concessionari italiani di scommesse. “E’ a dir poco strano che lo Stato, nei confronti dei concessionari autorizzati, abbia distrutto valore, mentre per gli operatori privi di concessione lo Stato abbia creato valore. L’opera dello Stato italiano nei confronti dei concessionari ha creato un grande clima di incertezza, nessuna stabilità, tanta confusione e l’impossibilità di fare piani economici seri. Inoltre, uno Stato che non rispetta gli impegni presi attraverso i contratti e modifica in corsa le regole, mina di fatto non solo la sua credibilità ma anche la fiducia di chi aveva scelto la via della legalità. Questo ha portato, ad esempio, alla necessità di avviare fusioni proprio perché gli operatori sono in grossa difficoltà. La cosa scandalosa – sottolinea ad Agimeg Ughi – è che per gli operatori transfrontalieri avviene l’esatto contrario. Lo Stato per loro ha infatti creato valore sottostando a sentenze della Cge che hanno messo in evidenza la debolezza dello Stato stesso nel difendere il suo operato e dando vita ad operazioni, come le sanatorie, che hanno permesso ad operatori privi di concessione di creare grande valore ed essere pronti a vendere, con un ovvio forte ritorno economico, le proprie aziende. Mi chiedo perché distruggere e combattere di fatto chi si è fidato dello Stato. Noi concessionari non siamo solo dei tappabuchi per i bilanci dello Stato, che con il suo fare schizofrenico e con l’unico pensiero di far cassa, ha distrutto valore per i concessionari creando valore per gli altri. Non è più auspicabile, ma necessario che lo Stato faccia ammenda, si assuma la colpa per le condizioni in cui vige l’attuale mercato delle concessioni, perché se continuerà a mettere “toppe” al proprio operato prima o poi la coperta si spezza”. Maurizio Ughi è anche intervenuto, nelle dichiarazioni rilasciate ad Agimeg, sul tema di attualità della possibile proroga delle concessioni di scommesse in scadenza a giugno 2016: “L’ipotesi di proroga delle concessioni merita un approfondimento. Una proroga, in quanto tale, sappiamo bene che non è ammessa a livello comunitario, anche se lo Stato potrebbe trovare il solito escamotage che però potrebbe reggere a livello politico ma non a quello giuridico. Basterebbe infatti che un solo operatore, in qualche modo danneggiato dalla proroga, facesse ricorso alla Corte di Giustizia Europea perché la proroga stessa venisse subito messa in discussione. Io sono contrario alla proroga, perché pensavo che da luglio 2016 si potesse vivere un nuovo mercato più ordinato e permettendo alle aziende di sistemare i conti messi in crisi proprio dall’opera dello Stato. Insomma la nuova gara, se fatta in maniera ineccepibile sia dal punto di vista statale, industriale e comunitario, darebbe la un nuovo slancio economico ed emotivo al settore. Se proprio ci dovesse essere la proroga, la stessa – conclude l’amministratore unico di Obiettivo 2016 – andrebbe fatta inserendo la possibilità per gli operatori di rinegoziare i contratti, altrimenti la Cge vivrà una nuova stagione di ricorsi”. es/AGIMEG
AGIPRONEWS – Legge di Stabilità, Curcio (Sapar): "Dialogo e confronto con le Istituzioni, al settore serve certezza"
ROMA – "Mi auguro che finalmente, cogliendo magari l’opportunità che il sottosegretario Baretta ci ha offerto tramite un tavolo di confronto con il governo, venga dato seguito alle nostre ragioni, per trovare una linea comune condivisa dall’intera filiera. Tra l’altro, è ipotizzabile che nella prossima legge di stabilità verranno inserite delle norme sul gioco. La Sapar proseguirà la propria battaglia per cercare un dialogo con le istituzioni prima che venga redatto il testo, al fine di avere qualche certezza in più nei prossimi decreti sul settore”. E’ quanto ha detto Raffaele Curcio, presidente di Sapar, nel corso dell’assemblea dei soci di Puglia e Basilicata. In merito all’addizionale sulle slot da 500 milioni Curcio ha sottolineato che l’associazione sta "cercando di riprendere una trattativa con le concessionarie, ma vedremo comunque come si esprimerà il Tar", mentre sul ddl Mirabelli "ho ribadito che a mio avviso il problema fondamentale è che probabilmente stiamo assistendo non ad un riordino del settore, quanto ad un taglio irresponsabile del settore gioco, perché se per riorganizzare un settore si intende solo ridurre l’offerta degli apparecchi nei bar e tabacchi, razionalizzando la presenza delle sale gioco nel territorio, si rischia di annullare parte della filiera". L’appello alle istituzioni per una maggiore solidità è arrivato anche da Domenico Distante, vicepresidente vicario di Sapar. "Nonostante le promesse del Governo che aveva garantito la formulazione di un decreto per una ripartizione equa della tassa dei 500 milioni – ha detto Distante – ancora ci ritroviamo nell’incertezza sulle modalità con le quali verranno versati i 300 milioni rimanenti; e ciò sta a testimoniare ancora una volta che questa è una legge che non possiamo accettare così come è stata elaborata: noi siamo disposti a pagare, però in maniera proporzionale e non in quota fissa". FP/Agipro
AGIMEG – Scommesse, Goldbet e Betaland interessati alla “Sanatoria bis” ma solo a condizioni diverse rispetto al primo condono
Tra le ipotesi al vaglio del ministro Padoan, in merito alla prossima Legge di Stabilità, c’è anche la proposta di riaprire la Sanatoria per i centri di scommesse non autorizzati. Ricordiamo che l’ultima Legge di Stabilità ha permesso di sanare circa 2.200 punti, per un introito allo Stato di circa 40 milioni di euro. E’ stato un risultato però inferiore alle attese, visto che le previsioni dello Stato puntavano sull’adesione di 3.500 punti sui circa 7.000 ctd presenti in Italia. Alla prima Sanatoria avevano aderito tre grandi operatori, Planetwin, Goldbet e Betaland. Questi ultimi due, secondo quanto appreso da Agimeg, potrebbero essere interessati ad una nuova Sanatoria e quindi all’inserimento nelle loro reti di punti di ex centri appartenenti ad altri operatori .com. Però sia Goldbet sia Betaland evidenziano come un eventuale riapertura dovrebbe avere parametri e condizioni diverse dalla prima Sanatoria, perché altrimenti non sarebbe possibile intraprendere un nuovo percorso di regolarizzazione. es/AGIMEG
AGIMEG – Bingo, Barbieri (Ascob): "Prima di indire la nuova gara, lo Stato dovrebbe risolvere i conflitti con Regioni e Comuni"
"Non siamo contrari alla gara per il rinnovo delle concessioni del Bingo, ma l'attuale quadro normativo non dà alcuna certezza sugli investimenti effettuati". Salvatore Barbieri, presidente di ASCOB, non nasconde le perplessità sul fatto che il Ministero dell'Economia potrebbe inserire il nuovo bando nella prossima legge di Stabilità. "Il primo passo" spiega a Agimeg, "dovrebbe essere quello di risolvere il conflitto con gli enti territoriali, altrimenti le sale che partecipano alla gara rischiano di non poter proseguire l'attività nei comuni in cui hanno sempre operato. Molte norme regionali o comunali considerano infatti il rinnovo della concessione una nuova attività, e scatta quindi la norma che vieta l'apertura di nuove sale. Cosa compra a quel punto chi partecipa alla gara?" ASCOB aveva anche formulato una proposta alternativa, in sostanza quella di concedere agli attuali operatori una sorta di proroga onerosa: "Ci eravamo detti disponibili a anticipare in qualche modo almeno una parte della quota di partecipazione alla gara, fino a quando lo Stato non avesse risolto i conflitti con gli enti locali. Oltretutto bisogna considerare che alcune delle vecchie concessioni scadranno nel 2.018, altre nel 2.020: la soluzione migliore sarebbe stata quella di allineare le scadenze temporali". Del resto, alcune sale già operano in regime di proroga – una proroga che oltretutto si sta protraendo più del previsto , dal momento che il Tar, circa un anno fa ha annullato il precedente bando – "e stanno pagando 2.800 euro al mese, come corrispettivo"puntualizza Barbieri. E sul contenuto della nuova gara: "L'augurio è che non ripropongano la vecchia gara, epurata delle clausole controverse. C'erano diversi punti controversi – come il numero delle concessioni, la fideiussione, che comunque alcuni concessionari stanno cercando di far valere in appello di fronte al Consiglio di Stato – il Tar si è pronunciato sulla sola clausola che imponeva di versare la metà dell'offerta economica al momento della partecipazione". Il giudice amministrativo ha ritenuto quella clausola sufficiente per annullare l'intero bando, e non ha esaminato alcune delle altre censure. Barbieri da un lato non nasconde la preoccupazione – "In base alle indiscrezioni che circolano, i Monopoli avrebbero deciso di inserire la gara del bingo nella Stabilità solo per fare cassa" – dall'altro spera in una maggiore oculatezza da parte delle Amministrazioni: "Se avessero voluto riproporre la stessa gara, avrebbero potuto farlo il giorno successivo alla sentenza del Tar Lazio. Invece, hanno aspettato tutto questo tempo prima". gr/AGIMEG
Oggi é mancato il nostro collega Antonio Retico, storico Agente Ippico.
Le esequie si svolgeranno Roma lunedì 28 alle ore 10 alla chiesa di San Giuseppe in via Boccea 362.
Il Presidente, il Consiglio Nazionale e la Segreteria sono vicini a Valerio, nostro collega e Consigliere.
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